Maura Banfo
Maura Banfo, 1969, vive e lavora a Torino. Dopo anni d’irrequietezza “vagabonda” a esplorare il mondo, trova nella sua città natale il proprio “nido” dove inizia alla fine degli anni novanta una ricerca attraverso la fotografia come linguaggio predominante. Inquadrature irregolari ed eccentriche sono le caratteristiche dei suoi soggetti: immagini evocative per la sua capacità di raccontare le storie delle quali gli oggetti sono silenziosi testimoni. Ciò che di regola riconosciamo diventa qui una chimera, un tuffo emozionale nel mistero della forma. ? ?
Oggi la sua ricerca guarda a 360° gradi, lasciandosi trasportare dalle proprie sensazioni attraverso non solo la fotografia e il video, ma la scultura e l’installazione.? ?Eppure Maura rimane un’artista romantica, innamorata dell’improvviso scatenarsi di affinità elettive. Se non fosse per i provini che si accatastano sul tavolo dello studio e le foto appese al muro, sarebbe giusto pensare a lei come a una scrittrice di racconti post-minimalisti. Brevi poesie per immagini, indagini sul senso dell’esistenza.? ?Il lavoro di Maura Banfo è fatto di apparizioni. I suoi soggetti sono presenze che si affacciano; sono dettagli minuziosi e sineddoche ingrandite che reclamano una totalità integrante, ma assente. Come i ricordi tipici del risveglio che, annebbiati, sfocati o immersi ancora nel buio, mantengono in certe sfumature una lucidità rivelatrice.?Il suo lavoro è presente in molte collezioni private e pubbliche (Gam di Torino, Unicredit Private Banking, Museo della Fotografia di Cinisello Balsamo, Istituto Garuzzo) e ha partecipato a varie esposizioni in Italia e all’Estero.
?”Abitare non vuol dire soltanto ‘essere sulla terra’, ma anche stare ‘sotto il cielo’ ”. Martin Heidegger??“Ho un posto che è solo mio.?In tutto il mondo non esiste un altro posto che gli somigli.?Tra noi è stabilita quel tipo di conoscenza mutua e reciproca che non si può spiegare. ?Quando sono lontana e sto male non desidero altro che farvi ritorno.?Quando sono lontana e sto bene mi sorprendo a vagare con gli occhi della mente nei suoi spazi, tra i suoi odori, osservando ogni angolo con affetto muto, un po’ già pregustando il momento del rientro, quando, dopo un periodo di assenza, mi prenderò del tempo per guardare tutto senza toccare nulla secondo un rito preciso, come per ricevere il silenzioso saluto di bentornata.?Esso è principalmente un luogo nella mente trasmigrato nella fisicità di un oggetto fatto di spazi, superfici, consistenze, materiali e colori. ?Questo luogo è la mia casa.”
Presso il residence La Darbia, presenta "Nido", un'installazione appena entrata nella collezione permanente del Museo Diffuso creato da Asilo Bianco sulla sponda orientale del Lago d'Orta.