Back to Food - Gilardi, Merz, Pistoletto
Museo Tornielli
L’Arte povera, dopo il futurismo, è stato il movimento artistico più importante del panorama italiano nel XX secolo. I protagonisti dell’Arte povera hanno saputo rinnovare radicalmente il linguaggio dell’arte italiana e mondiale attraverso un rifiuto di canoni, pratiche, tecniche, supporti e materiali.
Oltre a un convinto approccio concettuale, l’arte povera è stata caratterizzata da una rivoluzionaria apertura al mondo. L’opera d’arte, intesa ora come installazione, performance, azione, abbraccia il mondo, la materia, le persone.
Ferro, stracci, terra, plastica, scarti industriali diventano le materie prime dell’opera d’arte.
Aprendosi al mondo – quello fisico e crudamente reale - in modo così dirompente, venne da sé coinvolgere il cibo nel proprio immaginario.
??Alcune delle opere più famose dell’Arte povera trovano nel cibo il corrispettivo stesso della vita e della sua caducità, come la celebre lattuga in Scultura che mangia di Giovanni Anselmo, o come il Coniglio appeso di Michelangelo Pistoletto esposto in questa sezione al Museo Tornielli. Uno specchio che permette allo spettatore di entrare nell’opera d’arte, immagine contemporaneamente eterna e mutante.
In Back to Food abbiamo voluto rendere omaggio a tre dei maggiori artisti dell’arte povera e alle loro opere ispirate al cibo.?Insieme a Pistoletto troviamo il famoso “Che fare” di Mario Merz adagiato in una “povera” padella da forno tipica delle cucine di qualche anno fa. Il richiamo rivoluzionario di leniniana memoria si cala nel quotidiano creando un cortocircuito di significati.
Piero Gilardi invece, nelle sue opere in poliuretano espanso, predilige una poetica rivisitazione della natura, come per attualizzarne la materia e avvicinarla al mondo in divenire dell’uomo.
Oltre a un convinto approccio concettuale, l’arte povera è stata caratterizzata da una rivoluzionaria apertura al mondo. L’opera d’arte, intesa ora come installazione, performance, azione, abbraccia il mondo, la materia, le persone.
Ferro, stracci, terra, plastica, scarti industriali diventano le materie prime dell’opera d’arte.
Aprendosi al mondo – quello fisico e crudamente reale - in modo così dirompente, venne da sé coinvolgere il cibo nel proprio immaginario.
??Alcune delle opere più famose dell’Arte povera trovano nel cibo il corrispettivo stesso della vita e della sua caducità, come la celebre lattuga in Scultura che mangia di Giovanni Anselmo, o come il Coniglio appeso di Michelangelo Pistoletto esposto in questa sezione al Museo Tornielli. Uno specchio che permette allo spettatore di entrare nell’opera d’arte, immagine contemporaneamente eterna e mutante.
In Back to Food abbiamo voluto rendere omaggio a tre dei maggiori artisti dell’arte povera e alle loro opere ispirate al cibo.?Insieme a Pistoletto troviamo il famoso “Che fare” di Mario Merz adagiato in una “povera” padella da forno tipica delle cucine di qualche anno fa. Il richiamo rivoluzionario di leniniana memoria si cala nel quotidiano creando un cortocircuito di significati.
Piero Gilardi invece, nelle sue opere in poliuretano espanso, predilige una poetica rivisitazione della natura, come per attualizzarne la materia e avvicinarla al mondo in divenire dell’uomo.